View Colofon
- "Omgekeerde opstandigheid" translated to NL by Jan Willem Bos,
- "Rebelión a la inversa" translated to ES by Corina Oproae,
- "Revolta inversa" translated to PT by Simion Doru Cristea,
Rivolta inversa
La sua vita con Carmen Ottomanyi era iniziata molto bruscamente alla fine del quinto anno di liceo. Nel giorno in cui decise di andarsene dalla città, andò a cercare una tipa alta nella classe a fianco, una certa Fahrida (suo padre era dell'Iran), detta anche Frida. Partiva dalla città perché aveva
la convinzione che se parti, i tuoi limiti rimarranno indietro, una convin zione assurda ma, se non arrivi mai ad avercela, sei degno di pietà. Trovò questa Frida con una banda di ragazze, dietro i palazzi, mentre fumavano e ridevano. Allora si fumava ancora come delle ciminiere, anche nei licei degli snob, forse lì addirittura di più. Era un liceo sorprendentemente pes simo dal punto di vista della composizione del corpo insegnante, con alcune eccezioni ma, in qualche modo, tra gli alunni c'erano i migliori cer velli del Paese e, in effetti, nelle campagne di promozione del liceo, si usava questo argomento senza remore. Non dicevano mai apertamente, i nostri professori fanno pietà, ma se manderete il ragazzo da noi, avrà come com pagni dei futuri primi ministri. Era un liceo-club. Gli era stato dato il nome di qualcuno dell'Unione Europea, ma in buona misura, era un'impresa commerciale.
Era una sorta di posto in prima classe che non ha niente di diverso dalla seconda classe, a parte il prezzo del biglietto, che era dieci volte mag giore senza nessun motivo, ma in questo modo sapevi sicuramente che sa resti andato tra i ricconi. Radu Grinda e il suo professore d'inglese, un alcolizzato a cui Dio aveva dato, così alla cieca, tutti i doni con entrambe le mani, erano esattamente il contrario. Uivărăşeanu aveva una mente bril lante, quanto tutta la Cancelleria presa insieme, e Grinda, non solo non aveva nessuna qualità eccezionale, ma i suoi non avevano nemmeno la decima parte dei soldi dei suoi colleghi. Quindi, Radu aveva trovato Frida dietro i campi da tennis, dove le ragazze, terribilmente belle e provocanti, fumavano e ciccavano in pacchetti a pois. Si diresse verso di lei. Lo videro subito ed ebbero anche il tempo di sghignazzare all'infinito, fin quando lui giunse lì e le disse che sarebbe partito quella sera da Bucarest, che si sarebbe trasferito a Câmpulung, e le chiese se volesse andare con lui a vivere laggiù. Le ragazze sgranarono gli occhi. Frida disse in fretta un'oscenità e tutte esplosero letteralmente dalle risate, mettendo in quelle risa tanta angoscia e tutta la loro energia sessuale. Grinda la guardò tranquillamente e stava per andarsene quando una tipa della 5a A o B, una bionda con una giacca di pelle, disse: “Vengo io”. Quella era Carmen Ottomanyi. A Frida e alle altre si gelò il riso e, nonostante iniziassero a darle spintonate e a dirle “Vai al dia volo ragazza, sei impazzita”, come era solita parlare questa gioventù “super dotata”, la tipa lo fissò senza alcun sorriso sul viso, e Grinda, dopo averci pensato anch'egli un secondo, disse: “Bene”. Quello stesso pomeriggio par tirono davvero per Câmpulung in Moldavia. Il viaggio in treno fu il più confortevole di tutti i lunghi viaggi della sua vita. Fecero una ricognizione in giro, completamente disorientati. Poi Carmen gli disse che doveva com perare qualcosa. Grinda entrò anch'egli in un supermarket e acquistò alcuni ingredienti per i panini. Venne fuori poi che ciascuno di loro aveva comprato anche due spazzolini da denti. Trovarono una pensione al mar gine della foresta, la Baliverna, gestita da due anziani. Probabilmente qual cun altro aveva scelto quel nome per loro. Mangiarono qualcosa e stettero un po' a parlare, dopodiché caddero distrutti, forse più per l'emozione che per la stanchezza, o forse no. Il secondo giorno, al mattino, Grinda partì per cercare lavoro. Carmen andò a vedere se avessero potuto iscriversi al liceo lì da settembre. Alla scuola, per un incidente storico, si era imbattuta in una segretaria dal cuore d'oro, che quel giorno l'aveva quasi adottata. A Carmen dispiacque doverle mentire, dicendole cioè che si era trasferita lì col marito, ma ormai non c’era più verso di agire diversamente, e poi che altro avrebbe potuto fare, se non questo? Grinda non ebbe la stessa for tuna, si era imbattuto in ogni genere di uomini piuttosto sgradevoli. Era comunque chiaro che ci fossero tante cose da fare, certo, se non aveva pre tese. D’altronde, in meno di due settimane, era stato ingaggiato in un’im presa di costruzioni. Niente di stabile, tuttavia qualcuno lì gli disse che avevano progetti su progetti. Grinda si propose di non dimenticare mai l'uomo che gli aveva detto queste incoraggianti parole. Ma quella sera non ebbe nulla di troppo confortante da riferire; ciò nonostante, presero una bottiglia di vino e andarono su una collina, entrambi dominando abba stanza bene il proprio nervosismo e la paura del salto nel vuoto, così bene che ciascuno si ritrovò fortemente incoraggiato nella propria decisione, ve dendo l'altro così sicuro. Inoltre, dormivano in letti separati senza nem meno toccarsi, se non in modo per così dire funzionale, cioè erano andati a braccetto quando avevano attraversato la strada, come se questo contribu isse ad un attraversamento più efficiente o ad un maggior decoro. La mat tina seguente si svegliarono col padre di lei che bussava alla porta della camera. Entrambi avevano sperato di trascorrere tanti giorni, qualche setti mana, fino al sorgere del confronto, ma avevano sottostimato quanto rapi damente i genitori di lei sarebbero caduti nel panico e quanto impressionante fosse la loro capacità di architettare strategie. Si vide imme diatamente che, dietro la furia che avrebbe dovuto affliggerlo, l'uomo era in primo luogo sollevato dal fatto che sua figlia fosse viva e vegeta. In più, prendendo la misura di Grinda, giunse immediatamente alla conclusione che egli non presentasse alcun pericolo di sconvolgere in un modo o nell’al tro la vita della ragazza. Su questo, tuttavia, si sbagliava profondamente. La stessa scena glaciale che voleva fare, ed era necessario che facesse, in qualità di genitore, fu fin dall'inizio compromessa dal fatto che tutta la situazione recava in sé un grosso potenziale di imbarazzo, del quale, peggio ancora, erano coscienti tutti e tre. Sua figlia in camicetta, con un uomo che chiaramente la considerava donna in tutto e per tutto! Grinda gli chiese di aspet tare fuori qualche minuto e lui quasi senza rendersene conto obbedì. Tornato dentro, era riuscito, grazie a Dio, a riempirsi di rabbia nel corri doio, e a giusto titolo, dato che la sua bambina, una liceale, era fuggita di casa, e fece loro un bel discorso sul dovere, sulla paura, sull'incoscienza. Prima che Grinda si decidesse ad aprire la bocca per rispondere, si sentì Carmen prendere la situazione in mano e interrompere suo padre, gri dando con una voce straordinariamente alta e chiara, che non si sarebbe mai sospettato che fosse stata sempre nascosta in quell'essere gracile: “Sono incinta di lui!”. Al padre tremarono le ginocchia e da allora fino alla sua partenza, con la coda tra le gambe, non ebbe più alcun ascendente su di loro. Grinda fece addirittura un panino e glielo diede per il viaggio, avvolto nella carta igienica perché non avevano tovaglioli. Una volta rimasti soli, la ragazza gli chiese scusa per la sua trovata. Grinda tuttavia non volle sentire alcuna scusa, era stata una mossa diplomatica eccellente. Constatò che adesso la guardava con un'attenzione dieci volte maggiore. La ragazza aveva gli occhi castani, vivi come quelli del ritratto di Brigida Spinola-Doria. Si rivelò poi che questo primo test era stato un gioco da ragazzi. Quando arrivò la madre di Carmen, le cose andarono diversamente. La donna cacciò fuori Carmen, affinché potesse discutere con Grinda a quattr'occhi. Curiosamente, era consentito loro partire per il mondo, pur di mantenere quel genere di rispetto atavico per gli adulti, in modo che Carmen potesse uscire dalla camera senza dire una parola e che egli potesse ascoltare tran quillamente ciò che gli diceva la signora: “Come ti chiami ragazzino? Radu? Dai, parla, Radu, me li daranno i tuoi genitori i soldi che ho pagato per tre anni per Carmen al liceo ‘Jean Subercaseaux?’”. Si sentirono per sino le virgolette, benché non fosse chiaro a cosa servissero. Grinda l'ascol tava con interesse, interesse nei confronti di sua figlia. Avrebbe scoperto più tardi che ogni insignificante somiglianza tra la donna che ami e i suoi genitori, in un certo qual modo simpatica, è imbarazzante da morire. Per il momento, tutte queste persone erano degli estranei per lui, comunque gli andava bene così. La donna lo minacciò in diversi modi, incompatibili tra loro. Disse che l'avrebbe consegnato alla polizia, che l'avrebbe obbligato a sposare sua figlia – e quindi la sua vita sarebbe andata a rotoli, glielo spie gava apparentemente in perfetta serietà, disse che gli avrebbe mandato qualcuno a rompergli le gambe, poi, senza attendere che nessuno degli av vertimenti facesse effetto, dato che il ragazzo era a stento riuscito a pren derne nota nella mente per poi ripensare il tutto, si era passati così ai richiami, alle offerte... mentre ascoltavano, i due si abbracciarono. La donna urlava dicendo di non essere l’imbranato di suo marito, che con lei le cose non potevano andare così, che la ragazza sarebbe subito andata con lei dal ginecologo. “La picchio?”, domandò lui a voce bassa a Carmen, e lei sorrise e fece segno di no. Sua madre parlò ancora per un po' e poi, improv visamente, nella mente di Grinda affiorò un'idea ed egli percepì il motivo per cui era stato necessario che Carmen Ottomanyi passasse in fretta e furia da casa sua prima di partire, mostrando di aver imparato qualcosa dalle ore di letteratura romena dell’Ottocento, piena di quegli scambi di lettere, che cambiano, nel caso sia necessario, le decisioni della gente. Dopo essersi libe rati dalla donna, Carmen e il ragazzo scapparono per il bosco. Entrambi si guardavano intorno come Dürer aveva guardato i rinoceronti. Era come se fino ad allora non si fossero resi conto che nel bosco ci fossero così tanti alberi che amano crescere l’uno accanto all’altro. Era come se stessero sco prendo un pianeta ricoperto da alberi teneri che si muovevano, laddove non esisteva nient’altro che il tempo per stare insieme, gli insetti che tra sportavano il sole e la terra che sembrava scricchiolare a grandi profondità. Dopo molti anni, quando si rese conto del significato di quei giorni della sua vita, Grinda capì anche il motivo per cui questa rivelazione compren desse, già allora, anche il crollo, perché ogni rivelazione presuppone un pe riodo anteriore ad essa stessa, nel quale si è ciechi, vale a dire un crimine che va scontato. Ma allora non era nient’altro che la gioia di stare con Carmen Ottomanyi, e di chiederle se tutto fosse OK, se volesse rimanere ancora un po’, e di sentirla rispondere semplicemente sì. Non erano rimasti lì, ma erano rimasti insieme. Grinda aveva sempre saputo che la ragazza era più sveglia di lui e quindi non si sforzò più di tanto di trovare le motivazioni per le quali andasse con lui, o di capire quanto gratuito fosse il suo gesto. Prese tale ambizione disastrosa di Carmen di tenerlo lavato e ordinato, come una forma di ribellione ai suoi 17 anni, una ribellione inversa rispetto a quella dei compagni della sua generazione, che cercavano l’eccesso, la fri volezza e la violenza, Tokyo, Amsterdam e la Terra del Fuoco. Lei se n’era andata dietro ad uno che non le prometteva nient’altro se non una banale monogamia, senza documenti, in un posto sperduto del paese, un posto troppo bello per loro, come avrebbe dovuto essere. A Grinda non impor tava se questo fosse anch’esso un eccesso come gli altri, in una mente troppo sofisticata, piena di letteratura, com’era allora quella di Carmen. Era certo che lei non gli avrebbe rimproverato neppure una minima cosa in tutti quegli anni, e non fu semplice, egli prese la maturità due anni dopo di lei, in poche parole ci fu uno sforzo permanente, difficoltà e problemi, anche se furono anni buoni, parlando a posteriori naturalmente, come tutti gli anni buoni. Pertanto, aver fatto qualcosa di radicale, quindi di semplice, non significava che fossero anche loro semplici, né per natura, né per storia personale. Dentro quella rivelazione, essi rimanevano persone entropiche. Ma furono anni di solidarietà, una specie di addestramento militare, ed è pur vero che non si persero mai un concerto, fintanto che una qualsiasi chitarra appariva su un palco o in una taverna in cui si cantava in modo amatoriale. Niente avrebbe potuto, adesso che ci pensava, impedir gli di godere di questi ricordi, perché, indipendentemente da quello che sa rebbe successo dopo, questa ragazza era stata l’unica a sostenerlo, nel credere di poter vivere così follemente, a prescindere dalle conseguenze, più precisamente a prescindere dalle conseguenze inventate da altri.
Si separarono, naturalmente, solo quando ebbero superato tutti questi problemi, questa gavetta, quando impararono a conoscersi e a tolle rarsi a vicenda e quando finalmente apparvero le premesse perché anche loro potessero prosperare. Ma il motore che ti mette in orbita è lo stesso che alla fine ti fa cadere dal cielo. Adamo, lo statuario, reca in sé già un Cristo malato di ergotismo. Carmen aveva terminato la facoltà e Grinda era appena diventato assistente di Uivărășeanu, che stava lavorando ad un magnifico progetto europeo, e ora che, finalmente, potevano pagare tutte le bollette e l’esilio era finito, l’equilibrio si era rotto, e si sarebbero separati. Perché? Perché Carmen sapeva quello che stava facendo e ha continuato la sua rivolta con mezzi che lui non riusciva a capire. Un giorno, passando le mani tra i capelli di Grinda, gli disse con grande amore che era necessario che si separassero per alcuni anni e che lo ringraziava perché l’aveva con dotta nel mondo che cercava. Questi la guardò stupito. Che la donna vo lesse improvvisamente lasciarlo era qualcosa che, per certi versi, era disposto a capire, ma che richiedesse una separazione temporanea per alcuni anni, gli sembrava un trucco abissale per la sua mente. In un modo del tutto atipico per lui, che illustrava perfettamente l’idea di perdita tem porale delle facoltà mentali, ruppe un piatto in cucina, dicendo a voce alta che lui non accettava queste diavolerie letterarie, questi suoi esperimenti. Rendendosi conto che a Carmen la sua reazione stava piacendo, si ricom pose. Forse lei aveva spinto l’idea del gesto gratuito, oltre quanto lui cre deva possibile, o proficuo. Ma Grinda preferì dire a sé stesso che lei non voleva un altro uomo, ma solo un ritorno agli anni del liceo, lì dove lui non poteva più accompagnarla, perché non sapeva più come allontanarsi dalla logica di questa solitudine chiamata maturità. Non l’ha mai condannata, anche se un altro più intelligente lo avrebbe fatto. Per lui, la Carmen che era andata con lui quando poteva scegliere tra lui e il mondo, non sarebbe mai stata in grado di ritorcerglisi contro, anche se adesso era arrivato il mo mento per lei di scegliere il mondo.